Mani alzate
Purtroppo la distanza non mi permette di partecipare alle azioni della Campagna No Dal Molin e mi devo limitare a leggere i resoconti altrui.
Se da una parte trovo molto valido il cammino che la Campagna contro il Dal Molin sta facendo, mettendo in campo azioni non solo simboliche ma vere Azioni Dirette Nonviolente (ADN) con creatività e determinazione, ho delle perplessità su alcune modalità di azione.
Non so che formazione abbiano avuto le persone che partecipano all'azione, so solo che hanno fatto formazione anche con persone ritenute molto esperte riguardo all'ADN, ma mi pare di vedere ugualmente delle modalità su cui si è riflettuto poco.
Partendo dal resoconto dell'ultima azione di blocco della stazione di Vicenza a conclusione della fiaccolata, se da una parte è molto valida l'azione"situazionista" che raggiunge lo scopo arrivando a occupare i binari per una via secondaria rispondendo dinamicamente alla struttura militare (e quindi statica) delle foze dipolizia, ecco riapparire la mani alzate durante la manifestazione.
La prima volta che sono apparse è stato in una data decisamente infausta, il G8 di Genova. Non so in allora chi ebbe l'idea di andare incontro alla polizia a mani alzate (a volte dipinte di bianco). Avvenne in Piazza Manin dove coloro che facevano riferimento alla nonviolenza che non avevano però avuto nessuna preparazione all'ADN vennero spazzati via dalla violenza di blackblock e polizia. Avvenne durante il corteo del giorno successivo dove vecchi e bambini furono minacciati e colpiti da agenti senza più nessun controllo. Non avvenne in Piazza Portello dove invece altri gruppi con una esperienza di ADN che avevano anche fatto formazione sul tema hanno tenuto l'unico blocco totale che ha avuto successo per tutta la giornata senza subire la violenza né dei black block né della polizia. Se si è vissuto e si studiano le ADN, risulta evidente che il segnale delle mani alzate è un segno di sottomissione che ha lo scopo di disinnescare la violenza di chi attacca se questo ha specularmente paura della violenza che potrebbe subire. Nello scontro in cui le braccia (e le armi) si protendono contro l'altro, il segnale delle mani alzate significa "non ho più intenzione di farti del male", e questo leva il motivo all'attaccante di continuare la sua azione violenta. Nel caso dell'ADN, però, la lettura è del tutto opposta. Nell'ADN chi attacca in maniera violenta non deve sentirsi minacciato da chi fa l'azione e se lo fa è su istigazione o magari sotto l'effetto di alternazioni psicologiche. In ogni caso non c'è inibizione della violenza a causa della paura di subire violenza, ma per una alterazione del rapporto vittima carnefice. Alzare le mani in un caso simile vuol dire riconoscere all'altro, a chi sta facendo violenza, il pieno potere su chi alza le mani, una rinuncia alla propria dignità e ai propri diritti, un affidarsi completamente, come animale sacrificale, all'arbitrio dell'altro. Se invece le mani vengono alzate da una folla che avanza, poi, questo segnale viene trasformato in un segno di minaccia, perché avanzare con le mani alzate contro e non semplicemente verso l'altro trasforma il segnale inibitore della violenza in un segnale di minaccia, rendendolo quindi ambiguo e in altre situazioni non più efficace per inibire la violenza. Altre sono le posture e gli atteggiamenti da tenere durante l'ADN. Ognuna ha un suo significato ed effetto ed è importante tenerne conto e per lo meno avere l'attenzione di riflettere sugli errori passati per evitarne in seguito. L'ADN può avere una componente di sacrificio dove si può anche prevedere di subire violenza, ma deve essere una cosa previste e a cui si è preparati (e non penso che i bambini e le nonne di Vicenza prevedessero di ricevere delle manganellate). Altrimenti si rischia quello che forse è stato il più devastante effetto a catena del G8 di Genova, l'allontanarsi delle persone dall'azione per la paura di trovarsi in situazioni in cui non ci si sente preparati. Adesso la paura dell'imposizione nella vita dei cittadini come a Vicenza, in Valsusa o in altre parti ancora ha nuovamente risvegliato dopo anni la consapevolezza della necessità dell'azione diretta, ma bisogna fare attenzione a non farla svanire sotto le manganellate della polizia.
Penso sia importante riflettere anche sulle modalità concrete di azione. Facendo formazione all'ADN si cerca di solito di affrontare in maniera ragionata anche sugli aspetti psicologici e relazionali perché ne sono componente essenziale. Sicuramente negli ultimi anni il tema della formazione all'ADN e ancor più della formazione dei formatori non è stato affrontato correttamente. Ancora di più quello della relazione tra formazione e ADN. Penso sia importante invece riprenderlo per dare piena efficacia all'ADN come strumento di lotta politica.
Se da una parte trovo molto valido il cammino che la Campagna contro il Dal Molin sta facendo, mettendo in campo azioni non solo simboliche ma vere Azioni Dirette Nonviolente (ADN) con creatività e determinazione, ho delle perplessità su alcune modalità di azione.
Non so che formazione abbiano avuto le persone che partecipano all'azione, so solo che hanno fatto formazione anche con persone ritenute molto esperte riguardo all'ADN, ma mi pare di vedere ugualmente delle modalità su cui si è riflettuto poco.
Partendo dal resoconto dell'ultima azione di blocco della stazione di Vicenza a conclusione della fiaccolata, se da una parte è molto valida l'azione"situazionista" che raggiunge lo scopo arrivando a occupare i binari per una via secondaria rispondendo dinamicamente alla struttura militare (e quindi statica) delle foze dipolizia, ecco riapparire la mani alzate durante la manifestazione.
La prima volta che sono apparse è stato in una data decisamente infausta, il G8 di Genova. Non so in allora chi ebbe l'idea di andare incontro alla polizia a mani alzate (a volte dipinte di bianco). Avvenne in Piazza Manin dove coloro che facevano riferimento alla nonviolenza che non avevano però avuto nessuna preparazione all'ADN vennero spazzati via dalla violenza di blackblock e polizia. Avvenne durante il corteo del giorno successivo dove vecchi e bambini furono minacciati e colpiti da agenti senza più nessun controllo. Non avvenne in Piazza Portello dove invece altri gruppi con una esperienza di ADN che avevano anche fatto formazione sul tema hanno tenuto l'unico blocco totale che ha avuto successo per tutta la giornata senza subire la violenza né dei black block né della polizia. Se si è vissuto e si studiano le ADN, risulta evidente che il segnale delle mani alzate è un segno di sottomissione che ha lo scopo di disinnescare la violenza di chi attacca se questo ha specularmente paura della violenza che potrebbe subire. Nello scontro in cui le braccia (e le armi) si protendono contro l'altro, il segnale delle mani alzate significa "non ho più intenzione di farti del male", e questo leva il motivo all'attaccante di continuare la sua azione violenta. Nel caso dell'ADN, però, la lettura è del tutto opposta. Nell'ADN chi attacca in maniera violenta non deve sentirsi minacciato da chi fa l'azione e se lo fa è su istigazione o magari sotto l'effetto di alternazioni psicologiche. In ogni caso non c'è inibizione della violenza a causa della paura di subire violenza, ma per una alterazione del rapporto vittima carnefice. Alzare le mani in un caso simile vuol dire riconoscere all'altro, a chi sta facendo violenza, il pieno potere su chi alza le mani, una rinuncia alla propria dignità e ai propri diritti, un affidarsi completamente, come animale sacrificale, all'arbitrio dell'altro. Se invece le mani vengono alzate da una folla che avanza, poi, questo segnale viene trasformato in un segno di minaccia, perché avanzare con le mani alzate contro e non semplicemente verso l'altro trasforma il segnale inibitore della violenza in un segnale di minaccia, rendendolo quindi ambiguo e in altre situazioni non più efficace per inibire la violenza. Altre sono le posture e gli atteggiamenti da tenere durante l'ADN. Ognuna ha un suo significato ed effetto ed è importante tenerne conto e per lo meno avere l'attenzione di riflettere sugli errori passati per evitarne in seguito. L'ADN può avere una componente di sacrificio dove si può anche prevedere di subire violenza, ma deve essere una cosa previste e a cui si è preparati (e non penso che i bambini e le nonne di Vicenza prevedessero di ricevere delle manganellate). Altrimenti si rischia quello che forse è stato il più devastante effetto a catena del G8 di Genova, l'allontanarsi delle persone dall'azione per la paura di trovarsi in situazioni in cui non ci si sente preparati. Adesso la paura dell'imposizione nella vita dei cittadini come a Vicenza, in Valsusa o in altre parti ancora ha nuovamente risvegliato dopo anni la consapevolezza della necessità dell'azione diretta, ma bisogna fare attenzione a non farla svanire sotto le manganellate della polizia.
Penso sia importante riflettere anche sulle modalità concrete di azione. Facendo formazione all'ADN si cerca di solito di affrontare in maniera ragionata anche sugli aspetti psicologici e relazionali perché ne sono componente essenziale. Sicuramente negli ultimi anni il tema della formazione all'ADN e ancor più della formazione dei formatori non è stato affrontato correttamente. Ancora di più quello della relazione tra formazione e ADN. Penso sia importante invece riprenderlo per dare piena efficacia all'ADN come strumento di lotta politica.
Etichette: azione diretta, politica
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