Per mettersi in mezzo. (2)
16/7/09
Ieri sera siamo andati in centro. Faceva un po' effetto aspettare il nostro kebab (che qui si chiama shawarma) a fianco di quattro baldi giovani che imbracciavano una mitraglietta. Forse coloni o più semplicemente soldati in licenza che hanno l'obbligo di avere sempre con se la loro arma a scanso di furti o più probabilmente per dare un senso che l'esercito è sempre pronto anche se i nemici attaccheranno di sorpresa come nella guerra del Kippur. Sembravano tranquilli anche se un po' impacciati nel mangiare il loro panino districandosi tra tracolla e canna ma mi domandavo se tutti si erano ricordati di mettere la sicura.
Siamo ritornati abbastanza tardi. Ale e Fabio erano cotti e si addormentavano sul bus a rischio di farci saltare la fermata giusta essendo gli unici a conoscerla. Ieri sono arrivati tardi alla casa perché avevano saputo all'ultimo che oggi ci sarà una ispezione della Unione Europea. Il progetto è in parte finanziato dalla UE e ogni tanto ci sono dei controlli. Così ieri si sono dati da fare per risistemare un po' di cose e di conti.
Oggi invece ci siamo concessi un giro esplorativo per cominciare a capire un po' meglio questa realtà. Prima un giro per il suq e poi, dopo aver mangiato una varietà di felafel e salsette di ceci, un giro per i tre luoghi sacri: Spianata delle Moschee, Muro del Pianto e Basilica del Sacro Sepolcro.
La prima riflessione è che in questo luogo l'attaccamento al proprio credo fa comportare in maniere aggressive.
Etichette: nonviolenza, palestina, violenza
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