Per mettersi in mezzo. (3)
17/7/09
A pranzo gnocchi. Dato che oggi siamo tutti insieme a Gerusalemme e la cosa è abbastanza rara propongo di fare gli gnocchi per tutti. Sono venuti buoni ma proprio pochi. Peccato.
Nel pomeriggio siamo partiti per il villaggio. Lungo la strada incontriamo il muro della vergogna. Chilometri e chilometri di muro più o meno alto, più o meno spesso, che separa la terra dalla terra. Dovrebbe salvare gli israeliani dagli attacchi terroristici dei palestinesi ma come molti muri di questo tipo non impedisce di essere attraversato ma rende la vita invivibile a chi ci vive attorno.
Al cambio di bus ci caricano nel bagagliaio perché non c'è abbastanza posto nei sedili. Viaggiando con questi mezzi ci si rende conto della diversa percezione del pericolo e dell'importanza della propria vita. Sembrava di viaggiare con un ventenne un po' alticcio eppure era un trentenne del tutto sobrio ma la sua percezione del rischio era decisamente diversa dalla mia e guardando le facce dei passeggeri palestinesi veniva da concludere che fosse condivisa la stessa percezione. Come a dire che per noi la vita è qualcosa da salvaguardare molto di più, almeno la propria. Per loro forse è qualcosa che può essere rischiata più facilmente.
La sera al villaggio piccolo giro attorno alle case. L'aria è dolce e la brezza delicata. Le case tirate su alla come viene stonano in questa natura. Verrebbe voglia di andare a camminare nel crepuscolo e nel silenzio ma non si può. Bisogna tornare, al buio non si può andare in giro perché ci sarebbe allarme generale e tutti uscirebbero a vedere chi è che si aggira al buio. Eppure sarebbe così bello potere stare alla luce delle stelle nel silenzio di questi terreni sassosi.
Tornati alle case raccolgo bottiglie e sacchetti sparpagliati attorno alla strada. Mi dispiace vedere questa spazzatura sparpagliata ovunque. Ne raccolgo un sacco bello grosso e lo lascio al punto di raccolta. Domani verrà bruciato.
Dopo cena viene organizzata una scuola di debka per i ragazzini del villaggio. Ma le ragazze no. Una bambina si trattiene a stento seguendo il ritmo della musica. Ha una voglia pazza di lanciarsi ma non potrà, è femmina. La danza è solo per i maschi.
Etichette: azione diretta, movimento, palestina, violenza
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