Pensieri circolari

se i pensieri vanno dritti spesso sbagliano mira

22/11/13

L'inconscio maschilismo di molt* femminist*.

Il vero problema per un riequilibrio tra i generi è culturale, talmente radicato nel profondo che anche chi si impegna per raggiungerlo inconsciamente lo nega.
In un testo dal titolo "Questione maschile e crisi del welfare" di Davide Serafin proposto dal sito di Pippo Civati (http://www.civati.it/questione-maschile-e-crisi-del-welfare/) che vorrebbe riscattare le donne dalla loro condizione di difficoltà a un certo punto c'è scritto "E in mancanza di servizi sociali adeguati, la donna resta chiusa in un gioco a somma zero che dissuade dall’attività lavorativa (per ragioni di disponibilità di tempo – quel tempo destinato al lavoro di cura – e di paghe non allineate a quelle degli uomini)." che dà per scontato che le donne hanno maggiore disponibilità di tempo (Dio solo sa perché) e che il lavoro di cura sia intrinsecamente una questione femminile. Il bello è che dopo auspica una "genitorialità effettivamente condivisa fra madre e padre" ma evidentemente inconsciamente perfino chi scrive un testo così dà per scontato che la cura spetta alla donna per cui la mancanza di servizi non dissuade il maschio dall'usare il suo tempo nell'attività lavorativa ma la femmina, solo perché teoricamente la donna guadagna di meno ma ha molto più tempo a disposizione.
Forse se il maschio usasse il suo tempo per la cura sarebbe lui a guadagnare di meno e avrebbe più tempo a disposizione. Di solito le donne guadagnano meno perché accettano/cercano lavori meno assorbenti per avere modo di dedicarsi al lavoro di cura. Se fossero gli uomini a dedicarsi alla cura sarebbero loro a guadagnare meno. Ma se le donne stesse danno per scontato che la cura è questione loro figurarsi se gli uomini osano scardinare questo assioma.
Serafin avrebbe potuto scrivere "E in mancanza di servizi sociali adeguati, la famiglia si trova costretta a scegliere chi si dedica alla cura e finisce che le donne si trovino costrette anche per usi e costumi consolidati che condizionano sia gli uomini che le donne a rinunciare a lavorare o ad accettare lavori con paghe non allineate a quelle degli uomini per avere maggior disponibilità di tempo – quel tempo destinato al lavoro di cura." evidenziando che i retaggi culturali spesso riportano alle solite scelte senza dare per scontato che tali retaggi siano inesorabili.
Se in una coppia lui rimanesse a casa e lei facesse un lavoro che assorbe tempo ma che è ben retribuito guadagnerebbe lei di più. Se lui impiegasse il suo tempo alla cura e lei lo dedicassi al lavoro lasciando a lui le menate e le sveglie notturne sarebbe lui a guadagnare di meno. Ma spesso succede che è lei a farsi dei crucci se non riesce a gestire figli, casa, lavoro, mica lui. E il brutto è che questa cosa spesso fa parte del patto di coppia, lui ha messo su famiglia con lei perché sapeva che lui poteva contare sul lavoro di cura di lei, e riequilibrare la cosa in seguito è decisamente più complicato perché richiede una ricontrattazione, una sorta di tradimento del patto iniziale. Proprio per questo è fondamentale che siano le ragazze a cambiare mentalità, ma non singolarmente perché altrimenti quelle che risultano disponibili a tutto, quelle che fin da ragazzine promettono di dedicarsi alla cura incondizionata di ragazzi magari un po' più vecchi di loro sono troppo più appetitose per gli uomini di quelle che vogliono una parità sia di relazione che di rapporto. Devono essere le donne per prime che si prendono cura di far capire che l'equilibrio è necessario sia per i maschi che per le femmine alle ragazze, prima che sia troppo tardi anche per la prossima generazione. E i pochi maschi che sono riusciti ad estirpare dalla loro testa l'idea assorbita con il latte materno di essere solo oggetti di cura hanno il ciclopico compito di convincere i ragazzi che la cura è una cosa preziosa anche per chi la presta, da rivendicare anche con le ragazze affascinate del bell'ombroso un po' bambinone e tanto macho che mai e poi mai si prenderà cura di loro o della loro vita.

P.S. Devo per altro dare atto che nella pagina ( http://www.civati.it/portfolio-type/la-questione-maschile-2/) del sito di Civati c'è la bella frase "Il Pd deve assumere con decisione il tema del welfare, intendendolo come un servizio alle persone e alle famiglie e non alle donne; deve promuovere per tutti, donne e uomini, forme di dis-organizzazione del lavoro – dalla flessibilizzazione alle postazioni in remoto – che rendano più prossimi lavoro e vita;"

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