Per mettersi in mezzo. (4)
18/7/09
Al risveglio ti rendi conto di quanto possa essere complicato fare le cose più semplici come lavarsi se le attrezzature non sono adeguate. Nella nostra casa manca l'acqua corrente come in tutte le case del villaggio e ti devi arrangiare con i bidoni, ma la carta igienica sporca la devi buttare in un sacchetto per non ostruire lo scarico. Dopo quasi un'ora di abluzioni alla fine mi sento ancora non molto pulito.
Per oggi gli abitanti del villaggio hanno deciso di fare una manifestazione all'ingresso della colonia. Mi dicono che alcuni giorni fa una casa palestinese in costruzione è stata danneggiata e loro suppongono siano stati i coloni. Noi li accompagneremo. Quando si è scoperto Francesco e Michele che erano appena tornati a Gerusalemme avrebbero avuto voglia di tornare per partecipare all'azione. Io invece pensavo che iniziare con una manifestazione presso la colonia non era proprio il miglior battesimo. Ma sono andato fiducioso.
Alla fine ho visto tutti: palestinesi, soldati, polizia e pacifisti israeliani. Solo i coloni hanno fatto i timidi e non si sono presentati eccetto che il loro capo della sicurezza.
I palestinesi hanno messo dei cartelli in cui chiedevano il diritto dei loro diritti umani e delle pietre ad ostruire il passaggio dei mezzi dei coloni nelle loro terre, perché, come ho scoperto dopo, nei giorni passati avevano tracciato una pista nei loro campi, presumibilmente con l'intenzione di andare ad insediarvisi. Polizia ed esercito sono rimasti a controllare e quando il capo della polizia ha assicurato che il giorno dopo avrebbe preso in esame nel suo ufficio le lamentele dei palestinesi la manifestazione si è sciolta. A prima vista sembrerebbe una vittoria di Pirro, ma in questo contesto perfino una azione simbolica di questo tipo diventa sostanziale. Ale e Fabio erano stupiti che tutto si fosse svolto così serenamente, senza pestaggi di palestinesi o arresti di pacifisti israeliani, l'hanno considerata una grande conquista del movimento nonviolento dei villaggi a est della “bypass road”, questa strada su cui possono passare solo le auto israeliane, che in 45 minuti collega a Gerusalemme contro le 2 ore necessarie per fare lo stesso tragitto lungo le strade dei territori palestinesi.
Alla fine dell'azione siamo tornati alla casa è lì l'animatore delle azioni nonviolente ha tenuto una piccola riunione per spiegare ai neofiti degli internazionali e dei pacifisti israeliani che tutti i prossimi sabati verranno organizzate delle azioni dai villaggi che nei mesi scorsi hanno fatto formazione sull'azione nonviolenta, tutti, nonne e bambini. E a tutti è stato offerto te con il timo.
Nel pomeriggio è venuto in visita lo sceicco di una cittadina vicina. Nulla di esotico, ha cinque mogli ma insegna religione nella scuola pubblica. Probabilmente era venuto per dirci come ci si deve comportare perché ha esordito spiegando che solo chi segue i comandamenti di Allah andrà in paradiso e gli altri invece andranno nel fuoco, che se in Palestina ci sonno dei problemi è perché né ebrei né cristiani né molti mussulmani seguono i comandamenti di Allah Quando gli ho fatto notare che i coloni israeliani, anche se probabilmente non dicono la verità, sono convinti di seguire i comandamenti di Dio è rimasto un po' spiazzato. Gli ho spiegato che mi piacerebbe vedere una moschea ma che non essendo mussulmano non potevo entrarci. Mi ha detto che basta leggere le scritture per diventare mussulmano e quando gli ho detto che sapevo che il Corano può essere scritto solo in arabo mi ha detto che il corano è tradotto in tutte le lingue e che se trova il CD col Corano in italiano me lo regala. Alla fine non ci ha sgridato per i nostri comportamenti ma si è messo a spiegare a Fabio che il libro di arabo che sta usando non va bene perché ci sono frasi tradotte non in arabo corretto ma in arabo “della strada”. E quando se n'è andato mentre agli altri ha stretto la mano a me ha battuto il cinque.
Etichette: dio, palestina, relazioni, uguaglianza uomo donna, violenza
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