Responsabilità
Sono sconcertato. Ho rivisto le immagini del ragazzo che durante gli scontri di piazza a Roma a tirato un colpo di casco ad un altro ragazzo mandandolo in prognosi riservata con un ematoma cerebrale. Nelle immagini si vede il ragazzo prendere la rincorsa e scaraventare il suo casco sulla tempia dell'altro ragazzo che cade a terra e vi rimane immobile. Questa scena ma ha fatto orrore vederla, ma c'è qualcosa che mi ha fatto ancora più orrore, quando ho capito il motivo per cui l'aggressione è avvenuta. Il ragazzo del casco nei fotogrammi precedenti ha cercato in tutte le maniere di evitare che i giovani della manifestazione scaricassero la loro rabbia sui blindati della polizia che gli bloccavano il passaggio escludendoli, come al solito, dallo scegliere nella vita. Il ragazzo con il casco più e più volte li respinge per evitare che la minifestazione, evidentemente la sua manifestazione, degenerasse in qualcosa che lui non voleva. Probabilmente ci aveva messo giorni e giorni con i suoi compagni a organizzare il tutto, assicurando, convincendo, invitando. Probabilmente in quella manifestazione ci aveva giocato tutta la sua credibilità, l'aveva sognata da giorni, e altri la stavano distruggendo, facendosi prendere dalla rabbia. E quando è arrivato l'ultimo che con un gesto qualsiasi ha tirato qualcosa verso i blindati, non ha più retto e ha scatenato la sua rabbia repressa fino ad allora contro coloro che avevano distrutto lui e i lsuo lavoro. E' partito di corsa e gl ha tiratto una botta forte.
Magari mi sbaglio, le cose non stanno così, la sua storia è completamente diversa, il ragazzo con il casco era un fascista cche difendeva la polizia e che ha assalito un normale manifestante.
Ma se invece fosse come ho supposto, la cosa che mi fa più orrore è stato di essermi rivisto in lui, ritornando ai tempi del g8. Ho sentito forse la sua stessa rabbia a vedere devastare il lavoro fatto in tutti i mesi prima. Per mi fortuna allora non ho ceduto, ho preferito andarmene via vedendo l'incapacità di tutti gli altri di tenere conto della cosa come da settimane chiedevo. La mia rabbia era tanta che avrei piegato uno dei pali branditi dai ceffi neri sulla loro testa, ma anche grazie all'età, sono riuscito ad elaborarla e fare una scelta più saggia. Il ragazzo col casco invece no, non ce l'ha più fatta e si è scatenato contro l'ultimo arrivato a far esplodere il suo sogno.
Giustamente pagherà, dato che sarà facilmente riconosciuto, proprio perché la sua manifestazione non era quella dei devastatori, il suo volto non era coperto, lui era orgoglioso di essere lì a difendere le sue idee assieme ai suoi compagni e lo rivendicava come un suo diritto. Pagherà la sua rabbia, la sua irruenza, la sua stupidaggine, ma io sentirò una stretta al cuore avendo provato la sua rabbia, il suo senso di tradimento.
Gli altri invece no, non si assumeranno la responsabilità dei loro atti, né i poliziotti che si accanivano su persone a terra né chi ha violentato la manifestazione, sia esso infiltrato o parassita.
Che tristezza.
Etichette: adolescenza, azione diretta, democrazia, giovani, giustizia, legalità, movimento, nonviolenza, violenza
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