Per mettersi in mezzo. (6)
20/7/09
Oggi tutto tranquillo. La notte sono stato assalito da insetti mordaci (non penso siano zanzare perché con l'assenza di acqua che c'è sarebbe assurdo ci fossero zanzare). Ho accompagnato i bambini al “gate”, il cancello dell'insediamento dalla parte del villaggio dove i militari riconsegnano i bambini la mattina La stanchezza ammutolisce tutti, si sta lunghi minuti nel silenzio. Oggi i militari hanno fatto tutti il percorso a piedi, lasciando la jeep da qualche parte. Di solito uno o due scendono ma gli altri fanno tutto il percorso in jeep. Sono ragazzini, vent'anni o poco più, anche il loro capo ne avrà al massimo venticinque. Facce pulite e mitra imbracciato davanti.
Mi metto a fare da mangiare per chi ritorna. Me la sono cavata anche senza molta acqua. Risotto con peperoni cipolle menta e cannella. Ci sono anche due ospiti, una italiana e un inglese che stanno facendo una ricerca per una università britannica. Gli spiegherò che non è cucina italiana, mi assumo pienamente la responsabilità.
All'ora di pranzo però c'è un po' di emergenza. Sono arrivati dei mezzi militari e dell'autorità civile per fare foto e controllare alcuni edifici che gli abitanti del villaggio stanno costruendo. Hanno deciso di costruire delle case che sanno verranno distrutte perché senza autorizzazione. In teoria sono case per gli attrezzi o per ospitarli quando vanno a lavorare nei campi. Come fanno i coloni che continuano a costruire strutture temporanee che poi a poco a poco si trasformano in edifici permanenti anche loro si sono messi ad aumentare la dimensione dei loro insediamenti. In pratica bisogna vedere se riusciranno mai ad usarle.
In effetti ne avrebbero anche un buon motivo. Ieri a Tuba ho provato a chiedere quanti figli avessero. Hibraim ha sette figli e quattro figlie (un po' preoccupate perché non hanno ancora trovato marito) mentre Omar, che ha solo 42 anni, ha 6 figli e 4 figlie e vive nella grotta costruita dal padre. Ovviamente qualcuno è già andato via a lavorare, ma gli altri sono ancora a casa a fare tutti i lavori necessari e un posto dove dormire gli servirà bene. La prima volta che sono arrivato al villaggio mi sembrava un non luogo, un po' di muri a secco e qualche strada, non riconoscevo la struttura antropica più di tanto, ma una volta tornato da Tuba, fatto di tende e grotte, quando ho visto il villaggio mi sembrava quasi una metropoli.
Al controllo della case si è aggiunto poi un check point volante all'ingresso del villaggio. Eleonora e Ilaria sono andate a vedere.
Alla fine gli abitanti del villaggio sono andati dagli edifici in costruzione. La polizia ha consegnato un documento che proibisce di continuare a lavorare. E' la premessa dell'ordine di demolizione. Nella protesta alla fine la polizia ferma Nasser e lo porta a Hebron. Dovrà pagare una cauzione per uscire.
Di tutto questo però me ne parlano gli altri perché io sono dovuto restare dalla casa a presidiarlla in caso di altre emergenze. La sera, dopo una giornata intera dalla casa, vado a fare un giro sulla collina alle spalle del villaggio. La brezza è dolce, il tramonto delicato, il panorama folle: un villaggio di pastori e contadini uscito dalla preistoria con lo sfondo una specie di villaggio turistico di casette allineate. E il resto è deserto.
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