Pensieri circolari

se i pensieri vanno dritti spesso sbagliano mira

23/02/16

Politica, vecchi alberi e giovani piantine.

Sembrerò apocalittico ma ho la sensazione che vi sia un atteggiamento comune tra coloro che cercano di opporsi alla distruzione del pianeta di coazione a ripetere.
La realtà ci risulta talmente insopportabile che la rimuoviamo e facciamo finta che nulla sia cambiato.
Facciamo azioni "come siamo soliti fare" come se continuassero ad avere la stessa efficacia dando la colpa al resto del mondo se non lo sono più, senza porci il problema che è cambiato il mondo.
Servirebbe un approccio un po' più disincantato. Sarà che io ho a che fare ogni giorno con ragazzi tra i 16 e i 19 anni, non solo i miei figli per i quali potrei pensare come ad una situazione personale, che mi costringono a tenere conto che quello che mi coinvolgeva alla loro età non li riguarda più neppure di striscio. E come per i giovani vale per quelli solo più giovani. Non si può continuare a pensare che il proprio agire solo perché è stato efficace in passato lo sia necessariamente anche adesso. E dirò di più, io ho difficoltà a pensare di essere in grado di concepire qualcosa di efficace nel mondo attuale dato che ho una visione del mondo legata alla mia storia che mi vincola al già pensato e al già detto. Al massimo posso pensare di essere utile con la mia esperienza critica ad evitare errori grossolani a chi potrebbe immaginare cosa fare adesso con le persone di adesso.
Se continuo a pensare deleteria la rottamazione da parte dei giovani, ritengo salvifica l'auto rottamazione controllata da parte degli anziani. Non sono le piante giovani che abbattono i vecchi alberi per avere luce, sono gli alberi stessi che cadono dando nutrimento agli alberi giovani perché crescano secondo la loro natura.
Di conseguenza penso che ci si dovrebbe porre il problema di come aiutare i giovani a salvare il loro mondo, sempre che lo desiderino. Per fare questo bisognerebbe scoprire dove sono i giovani, dove vogliono portare il mondo, il loro mondo, dove lo stanno portando. Se ci va bene collaborare .... e se non ci va bene combatterli. :-)

Ancora mi rieccheggia la canzone del maggio di De André:
"Lottavano così come si gioca
i cuccioli del maggio era normale
loro avevano il tempo anche per la galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera...”

Gli esseri umani hanno fasi della vita diverse ma per cambiare il mondo bisogna averne l'energia e la prospettiva.
In pratica, Quando riceverò degli inviti da giovani intraprendenti piedi di energie che pensano utile il mio contributo vedrò di attivare le mie torpide membra per aiutare ma se non c'è la loro energia è del tutto inutile che mi dia da fare per ricreare il mio mondo che è ormai svanito.

Non ho intenzione di promuovere "l'assenza o la carenza di persone anziane". Io non rinuncio e sono ben disponibile a mettere a disposizione di chi è interessato il frutto delle mie esperienze e riflessioni. Ma penso che sia giusto che siano i giovani a richiedere, se lo desiderano, tale contributo, ha già poco senso sia io a proporlo, men che meno ad organizzarlo.
Negli anni 80 quando io ero giovane avevamo dei "vecchi saggi" da ascoltare (e magari contestare) da cui ci siamo fatti aiutare ad allontanare da Genova la Mostra Navale Bellica. Nel 2001 ho considerato ottuso l'atteggiamento dei giovani oppositori al G8 che disprezzavano noi chiamandoci "professori" quando provavamo a fare notare i problemi. Già allora ero disponibile ma quei giovani hanno preferito fare di testa loro e anche se sarebbe stato utile ci avessero ascoltato era giusto che decidessero per il loro futuro, sempre cosciente che le loro scelte dipendevano anche ciò che noi eravamo riusciti a tramandare loro.
E se ci saranno forze energiche che si impegneranno sui temi che condivido mi troveranno al loro fianco ad aiutare per quanto possibile nello sforzo e ancora più ad elargire, se richiesta, "saggezza" a piene mani. :-)
Non a caso mi rendo sempre disponibile a fare formazione sui temi più disparati. E ciò aumenta anche il mio entusiasmo. :-)
Riguardo ai metodi penso che non sia sufficiente sapere che nel tempo dei frutti li hanno dati.
Penso che lo sciopero in passato abbia scardinato sistemi di potere in quanto azione diretta che incideva realmente nel conflitto. Poi a poco a poco si è trasformato in azione simbolica con un valore poco più che testimoniale, perdendo di efficacia. Il problema non è lo strumento ma il suo utilizzo.
Analogamente le manifestazioni un tempo erano prove di forza in cui si metteva in mostra una forza senza applicarla nel conflitto ma come deterrente per le azioni dell'avversario.
Andreotti non si sarebbe mai permesso di ignorare qualche decina di migliaia di persone in manifestazione per il semplice fatto che sapeva che se le avesse ignorate il livello dello scontro sarebbe salito fino a diventare insostenibile anche per lui. Berlusconi ignorando una manifestazione di quasi un milione di persone senza che ci fosse la minima conseguenza ha dimostrato non tanto che le manifestazioni sono inefficaci ma che chi manifestava non era più in grado di farlo come strumento di gestione del conflitto.
In questo senso penso che sia necessario tenere conto del mondo che cambia, non solo in meglio ma anche in peggio, senza con ciò farsi prendere dalla depressione ma sapendo adeguarsi anche quando il gioco si fa più duro. E se l'avversario è troppo forte, imparando anche ad agire nell'ombra per conservare la possibilità di agire in futuro quando le condizioni sono più favorevoli, come fecero gli amanuensi che copiavano i testi latini e greci perché il mondo non li perdesse, senza sprecare energie con metodi fini a se stessi e senza efficacia.
In ogni caso gli insuccessi quasi sempre sono dovuti all'avere trascurato di tramandare conoscenze, capacità critica e competenze concentrandosi solo sull'agire gratificante (anche se magari inefficace).

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