Il coraggio di ricominciare
Oggi ho incontrato l'alluvione. Quando è venuto giù il pandemonio non ero a Genova e l'alluvione l'ho vista solo in tv e su youtube. Ma ieri mi ha scritto Margherita per chiedermi la disponibilità a levare fango. Era quanche giorno che mi domandavo se anche io sarei dovuto andare a fare qualcosa contro la melma o se la mia veneranda età mi dispensava. Ci ha pensato la travolgente Margherita a fugare i miei dubbi, dovevo andare.
Meta del mio intervento una officina per auto. Il mio primo pensiero è stato che avrei preferito un intervento in aiuto della mobilità sostenibile ma quando serve ... serve. Avvicinandomi con il bus la sensazione che mi riportava a tutte le precedenti alluvioni è stata l'immagine dellla polvere. Perché il primo elemento che rimane di una alluvione non è tanto il fango che spesso è nascosto, ma la polvere che si solleva e ricopre tutto, che in nuvole si vede da lontano per identificare i posti dove si è svolto il dramma.
La scena era la solita, dei garages nei fondi dei palazzi sotto il piano strada, tipica fattura dei palazzi degli anni 60-70. L'acqua proveniente dal Ferregiano è entrata per la rampa di discesa e ha raggiunto i due metri di altezza. Il segno dell'olio che galleggiava sull'acqua era ben evidente con la sua linea grigia sulle pareti.
C'erano ragazzi che lavoravano a ripulire attrezzi e materiali. L'acqua era ormai defluita tutta e nei giorni precedenti un gran lavoro di pale, carriole e cuffe ha liberato tutto dalla morsa del fango.
A prima vista quasi una situazione normale, che non si fa notare troppo, intorno, per le strade qualche metro sopra, la vita sembra già quasi normale eccetto che per l'alone di polvere che offusca l'aria. Ma ci vuole un po' di tempo per rendersi conto di quale può essere il dramma. Non è morte, non è dolore, è depressione e desolazione.
Ho cominciato mettendomi la tuta da lavoro per non sporcarmi il resto e mi sono messo a levare il fango dalle chiavi inglesi e dai bulloni, dalle guarnizioni e dalle punti di trapano. Intanto guardavo l'interno dell'officina, le auto coperte di fango misto a olio, intere ma da buttare via perché non c'è pulizia che possa riportarle ad uno stato decente. Tutta l'attrezzatura sparpagliata e mischiata. Una scena che mi scoraggerebbe completamente solo pensando a quanti giorni di lavoro sarebbero necessari per provare e recuperare le cose senza sicuramente riuscirci.
Eppure il meccanico riusciva anche a sorridere e con determinazione usava 'idropulitrice per levare l'olio dalle auto che aveva in custodia e che probabilmente dovrà ripagare aggiungengo danno alla distruzione della sua officina.
Io dopo alcune ore me ne sono tornato nella mia casa accogliente stanco morto ma senza dover pensare alla distruzione del mio domani.
Penso che il coraggio maggiore non sia tanto dei volontari che si sono prodigati gratuitamente per gli altri, per quanto siano encomiabili, ma sia di chi nonostante il disastro ha ancora voglia di ricominciare.
Etichette: alluvione, coraggio, volontariato
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