Ignoranza brutta bestia
Nella società italiana c'è una massa di persone ignoranti e grezze che un tempo si vergognavano della loro ignoranza mettendosi al servizio dei potenti e che invece negli ultimi decenni la rivendicano, vantandosene ed insultando le persone preparate e colte. E' una massa di persone che spesso devono la loro ignoranza alla loro carenza di mezzi economici, ma ancora più alla carenza di stimoli e possibilità culturali, quelle occasioni che ti fanno rendere conto di quanto realmente sai, senza per questo rinunciare a voler sapere per decidere consapevolmente. Persone che invece di fare lo sforzo di comprendere quasi sempre preferiscono sottomettersi o insultare ricadendo nel luogo comune, di solito non tanto per colpa loro ma perché la società non dà loro la possibilità di irrobustirsi culturalmente per essere cittadini consapevoli. A ciò contribuisce non solo la scorrettezza di chi gli strumenti culturali ed economici ha e vuole mantenerne il privilegio, ma in molti casi anche la pigrizia culturale, quella che fa rifiutare le cose complesse preferendo la banalizzazione e il semplicismo.
Sono le stesse persone che negli ultimi secoli hanno sostenuto i totalitarismi dal fascismo al nazismo passando per il socialismo reale, una massa a cui la crescita culturale antifascista postbellica ha in qualche modo levato forza ma che ha ripreso consistenza nell'ultimo ventennio andando a sostenere forze populiste e/o forcaiole come la Lega e Forza Italia qualche anno fa e adesso il Movimento 5 stelle e il PD. Uno dei meccanismi di raccolta di consenso si basa sull'identificazione con il leader che deve essere sufficientemente rozzo e ignorante, almeno in apparenza, loquace e magari sgrammaticato, ma molto intraprendente in modo da sdoganare il ragionamento che "non serve essere colti per essere intelligenti", cosa vera ma ovviamente non sufficiente, insomma qualcuno di cui poter dire "è uno di noi". In queste masse ci sono spesso brave persone parecchio ignoranti che condividono pochi punti ideologici basilari legati alla loro sussistenza personale e che possono seguire leaders con ideologie anche molto diverse tra loro. Per esempio adesso, ne sono convinto, stanno seguendo qualcuno che da un punto di vista ideologico posso condividere sicuramente più di Mussolini, Berlusconi, Bossi e forse anche Togliatti. Ma la modalità è la stessa, una adesione di pancia che lascia da parte qualsiasi tipo di rielaborazione del proprio bisogno personale in una visione complessa e strutturata di società, e questo a prescindere dalle proposte più o meno strutturate delle formazioni politiche a cui si appoggiano. In molti casi è più la relazione che si instaura che i contenuti proposti che lega le persona al leader. Negli ultimi decenni questa massa si sta anche ingrossando grazie alle politiche della cultura e soprattutto dell'istruzione deprivate di risorse e di spazio sociale. Giovani senza strumenti culturali sono più facilmente addescabili da venditori di certezze. E una volta rovinata una generazione di giovani per riuscirla a recuperare alla cultura (umanistica e scientifica) serve uno sforzo ben maggiore.
Non nego che in questa massa si possono riconoscere singole individualità di persone competenti e capaci che di solito condividono se non perfino definiscono la struttura ideologica complessiva, che spesso vivono con disagio l'immersione in una massa incapace di ragionamento fine ma che la condividono finché segue le loro indicazioni.
Ma questo meccanismo porta ad una estraneazione sostanziale della società dalla gestione del bene comune che, oltre a non curare in definitiva neppure l'interesse personale delle singole persone, finisce per impattare su una gestione del bene comune che sia veramente a vantaggio di tutti. Non basta promuovere la partecipazione se questa non è sufficientemente consapevole ed informata, si rischia di ridursi alle adunate oceaniche di triste memoria.
Non nego che in questa massa si possono riconoscere singole individualità di persone competenti e capaci che di solito condividono se non perfino definiscono la struttura ideologica complessiva, che spesso vivono con disagio l'immersione in una massa incapace di ragionamento fine ma che la condividono finché segue le loro indicazioni.
Ma questo meccanismo porta ad una estraneazione sostanziale della società dalla gestione del bene comune che, oltre a non curare in definitiva neppure l'interesse personale delle singole persone, finisce per impattare su una gestione del bene comune che sia veramente a vantaggio di tutti. Non basta promuovere la partecipazione se questa non è sufficientemente consapevole ed informata, si rischia di ridursi alle adunate oceaniche di triste memoria.
Questo è il motivo per cui coloro che auspicano di vedere prevalere scelte sagge e per il bene comune devono impegnarsi a recuperare risorse ed energie per una crescita culturale in tutti i campi soprattutto delle giovani generazioni. Non è facile dopo lo tsunami del ventennio nazional-televisivo che ha cancellato conoscenze, competenze e strumenti divulgativi e educativi, ma è uno sforzo necessario per contrastare la deriva che ci porterà altrimenti a breve a nuove disgrazie.
Etichette: bisogni, comportamento, conflitto, democrazia, diritti civili, educazione, informazione, libertà, movimento 5 stelle, politica
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