Pensieri circolari

se i pensieri vanno dritti spesso sbagliano mira

13/10/14

Argini e alluvioni

Il presidente della Regione Liguria Burlando punta il dito sulla magistratura.
Dovevano completare l'innalzamento della copertura del torrente Bisagno dalla questura alla ferrovia, che aumenta parzialmente la sua portata massima, ma i lavori sono stati ritardati per un contenzioso dovuto ad una gara d'appalto fatta male dalla Regione e Burlando piange miseria dando la colpa alla magistratura lenta.
Ma perché Burlando invece di nascondersi dietro il dito dell'intervento sul Bisagno che non è riuscito a finire non ci parla dell'intervento sul Ferreggiano che invece ha lui personalmente completato in qualità di commissario ... e che è fallito miseramente facendo di nuovo esondare il Ferreggiano come nel 2011? E se il Bisagno fosse esondato ugualmente anche se l'intervento fosse stato finito, dietro a che altro dito si sarebbe nascosto, lui e gli altri tra cui Renzi che se la prendono con la giustizia lenta?
Di ricerche sulle inondazioni dei corsi d'acqua genovesi e liguri ce ne sono parecchie e tutte confermano che col passare degli anni  gli alvei del Bisagno e degli altri rii sono stati ristretti sempre di più. Il problema di Genova è lo spazio. Da centinaia di anni c'è talmente poco spazio che per recuperarlo sono stati coperti tutti i corsi d'acqua piccoli o grossi. Per esempio il Palazzo San Giorgio in cui è stato scritto il Milione di Marco Polo è stato costruito su un molo sotto il quale è stato convogliato uno dei più ampi torrenti del centro storico, il Luccoli, che si chiama così da luculis che vuol dire "piccoli boschi" in cui scorreva un tempo, in modo che la guarnigione nel palazzo che controllava il porto fosse direttamente sopra il tunnel che copriva il rio Luccoli per evitare che i nemici potessero introdursi in città passando nascosti nei tunnel di copertura del rio.
Per ogni rio si conoscono i livelli di piena stimata su decenni ma a poco a poco si sono ridotte le portate fino a riuscire a contenere solo piene ventennali o trentennali. Il che vuol dire che statisticamente ogni venti o trenta anni si sa già che il fiume non ci starà dentro e uscirà. Ma l'avidità rimanda sempre al futuro il pensiero del disastro. Così adesso abbiamo delle coperture nuove che sono calcolate per contenere una piena cinquantennale ma allo stesso tempo il clima sta peggiorando e quindi la probabilità aumenta e il tempo di ritorno si accorcia. Per questo bisogna cambiare mentalità e non limitarsi a pensare di realizzare strutture che vadano bene sempre anche durante l'emergenza. Bisogna pensare ad attrezzarsi per strutture e comportamenti da mettere in campo solo nell'emergenza ma che non potrebbero essere attivate costantemente perché renderebbero impossibile la vita.
La riapertura dell'alveo dei fiumi richiederebbe di demolire migliaia di appartamenti in edifici anche moderni. Gli interessi che vi si oppongono sono enormi. Penso perciò che l'unica possibilità sia di trovare delle soluzioni non stabili ma che permettano di gestire con pochi danni le emergenze, creando degli argini mobili lungo Borgo Incrociati e sponda opposta e lungo tutta via Brigate Partigiane, da alzare in caso di allerta per far passare il Bisagno sopra la copertura senza che inondi tutte le zone attorno. Il ponte della ferrovia di Brignole, dove ogni volta il Bisagno esonda, pur essendo già parecchio basso è stato ulteriormente tamponato per fare negozi. Si tratta di far passare il Bisagno dove anche queste volte è passato, sotto gli attuali fornici del tunnel della ferrovia, magari liberando quelli intermedi che sono tamponati da negozi, evitando che si infili in Borgo Incrociati e via Archimede, trattenendolo di lato con paratie incernierate a terra, e poi, diversamente da queste volte, incanalare l'acqua appena passa oltre il ponte della ferrovia. fino alla foce per evitare che vada in via XX e in via della Libertà (che sono ad un livello più basso).
Dato che non si può fare un argine fisso minimamente alto sopra la copertura, saranno delle paratie mobili che non devono necessariamente trattenere la spinta della corrente ma solo contenere il flusso. Si possono fare alte qualche metro lasciandole normalmente appoggiate a terra ma sollevandole nell'emergenza meccanicamente in verticale.
E lo stesso bisogna fare per le situazioni a rischio analoghe come il Ferreggiano. Se non si vogliono abbattere tutti gli edifici in alveo e eliminare le coperture bisogna trovare un modo, nei momenti di allerta, per far passare i fiumi lungo percorsi limitatamente dannosi che evitino gli allagamenti e che portino l'acqua al mare senza distruggere la città. In emergenza si bloccano quei percorsi riservandoli all'acqua. In altre parole prepararsi preventivamente a fare come è stato fatto in passato per contenere flussi problematici come le colate laviche dell'Etna.
Un'opera del genere potrebbe ricordare il MOSE di Venezia, delle piccole paratie da attivare con l'allerta. Come ogni opera pubblica anche questa potrebbe diventare occasione di malaffare, purtroppo, ma questa sarebbe di dimensioni ed impatto decisamente minore e probabilmente sarebbe anche utile. Penso che anche all'estero ci siano funzionari e politici che lucrano sulle opere pubbliche ma per lo meno fanno opere utili. La cosa più drammatica della situazione italiana è che per trarre il massimo di profitto illecito spesso vengono fatte opere inutili se non dannose.
Questa volta forse si potrebbe fare un'opera utile che costa meno e che risolve il problema.
Come ha detto un mio amico, in fondo è assurdo che si allaghi una città di mare.

Etichette: , , , , ,