Pensieri circolari

se i pensieri vanno dritti spesso sbagliano mira

18/05/15

Un voto libero, più del solito.

Alle prossime regionali in Liguria gli astensionisti non hanno più alcun motivo per stare a casa. Io posso capire chi si astiene se non va a votare in situazioni complicate, quando non sai se il voto che darai sarà utile o dannoso. Soprattutto se si ha poca cultura politica e si conosce poco la situazione del momento (cosa a cui si può per altro ovviare informandosi) può capitare di non sapere cosa scegliere e finire per andare al mare come consigliava un tempo Craxi.
Ma questa volta in Liguria le cose sono abbastanza semplici. Che si voti Paita o Toti non cambia molto, il territorio verrà distrutto, i privilegi (come quelli dei primari) conservati e le politiche sociali (il trasporto pubblico per esempio) buttate ai privati. L'unica incertezza è se votare Toti che queste cose le propone direttamente o farsi prendere per i fondelli e votare Paita che dice di voler fare tutt'altro ma che in questi anni ha abbondantemente dimostrato cosa è in grado e ha intenzione di fare realmente.
Restano altre ipotesi: votare Salvatore, Pastorino o Bruno. Per gli ultimi due non cambia molto. Entrambi non sono il risultato di un vero processo decisionale dal basso. Pastorino dice di fare quasi le stesse cosa di Bruno (anche se le differenze non sono da poco come nel caso del terzo valico) ed è stato imposto da accordi di (mini)partito mentre Bruno è stato preso come seconda scelta in un cammino tribolato in cui il tempo veniva dettato da un prete poco corretto politicamente più che da un processo decisionale condiviso. Ma in ogni caso votandoli non si possono fare danni, al massimo la situazione può migliorare più o meno parzialmente a seconda delle percentuali. E nel caso non superassero il quorum la situazione è quella che è e non si è fatto alcun danno.
Riguardo alla Salvatore, il discorso è un po' diverso. Votando lei si può fare migliorare la situazione nel caso non venisse eletta presidente per far pendere le posizioni nella giusta direzione anche nel caso venisse eletto uno come Pastorino o Bruno. Qualche rischio in più potrebbe esserci se venisse eletta lei come presidente visto il suo approccio da pasdaran ideologico che fa spesso a pugni con le situazioni reali.
Per scegliere può essere utile ricordarsi anche che il presidente che viene eletto si tira dietro il suo listino e quindi nella scelta ci si può aiutare anche guardando i nomi dei trainati in consiglio.
Eventualmente può risultare un po' più complicato decidere a che partito dare il voto, eventualmente con un voto disgiunto votando una lista che non appoggia il candidato alla presidenza scelto. Ma anche in questo caso il voto disgiunto permette di votare l'amichetto o il proprio riferimento politico per equilibrare le derive che più preoccupano, anche se è ormai chiaro che in Italia il singolo consigliere conta veramente molto poco rispetto a chi ha la guida sia perché i meccanismo danno poco spazio di manovra ma ancora di più per una incapacità congenita dei politici a ragionare con la loro testa per non correre il rischio di rimanere fuori dalle liste al turno successivo. Gli unici che sanno operare manovre politiche dai banchi dei consigli, ahimé, sono gli intrallazzatori che fanno vacillare il dettato costituzionale che nega il vincolo di mandato. E la loro presenza più che la presenza di amichetti e brava gente dovrebbe guidarci nella scelta del partito.
In ogni caso ... buon voto.

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13/05/15

Cambiare non basta

Sarà che sono pigro, ma chi è contento perché qualcuno fa qualcosa, a prescindere che sia una cosa buona o cattiva, mi lascia sconcertato. Io a qualcuno che fa qualcosa di cattivo preferisco chi non fa proprio niente e resta a grattarsi la pancia. Magari finisce che a non fare niente le cose vanno meglio che quando degli stronzi si danno da fare.
Mi riferisco a cose anche molto diverse. Per esempio ho sempre considerato frasi come "Un'altro mondo è possibile" presaghe di sventura. Un altro mondo non è un mondo migliore e può essere anche peggiore, come in effetti è poi diventato. Ma allo stesso tempo continuo a sentire persone che osannano il renzismo perché adesso le cose stanno finalmente cambiando, in un modo o nell'altro. Dalla padella alla brace.

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09/05/15

Quando i presidi sceglieranno i docenti della propria scuola.

La riforma sedicente della "Buona scuola" prevede con una certa gradualità di instaurare a poco a poco una totale discrezionalità di scelta dei docenti di una scuola da parte dei dirigenti scolastici.
Per ora si tratta di poter selezionare tra i precari ma in seguito anche tra i vincitori di nuovi concorsi.
Diciamo che si vede che chi ha scritto la norma non ha presente i criteri di scelta che verrebbero adottati dai dirigenti scolastici. Non certo i più capaci verrebbero scelti, ma se va bene i più fedeli e ossequiosi.
Quella che manca in Italia è l'etica del bene comune. Dalle altre parti dove viene premiato realmente il merito c'è una percezione di bene collettivo (a vari livelli di collettività) che guida le scelte. Da noi ciò è quasi del tutto assente non solo per il malaffare ma perfino su basi etiche. Quante volte abbiamo sentito di incapaci promossi perché "tengono famiglia". A questi si aggiunge la barbarie familistica (quanti parenti vengono nominati, magari dicendo che "dei miei familiari mi fido"). Per non parlare dei dirigenti incompetenti nominati con criteri che col merito non hanno niente a che fare.
Ho appena avuto proprio l'esperienza di un dirigente scolastico che ha fatto una selezione in maniera indegna e che si è pure offeso quando gli ho fatto notare le sue scorrettezze e incapacità. Se fosse il dirigente della mia scuola a questo punto sicuramente non mi sceglierebbe più riconoscendo i miei titoli.
Dando il potere a uno solo non si eviterebbero gli incapaci e non si valorizzerebbero solo i capaci. Alla fine il conto tra capaci e incapaci sarebbe analogo ma in più si perderebbe il potere di riconoscere la scorrettezza. L'unica cosa che evita all'Italia di esplodere è che gli onesti possono ogni tanto dire che il disonesto è stato smascherato (anche se non ha sicuramente subito alcuna punizione ma spesso è stato promosso). Se il disonesto può decidere le scorrettezze in maniera legale è la fine.
Si sente dire che nella scuola ognuno fa quello che vuole e nessuno può controllare. A parte che la libertà di insegnamento "chissà perché" è prevista dalla Costituzione, tra qualcuno, come questo governo, che in maniera organizzata distrugge il bene comune e una comunità in cui ognuno fa quello che gli pare preferisco la seconda. Il primo colpo basso alla scuola, per altro, l'ha dato, con la scusa del premio al merito, Giovanni Berlinguer, quando è stato ministro, cominciando a distinguere e dare piccole mance a quelli che facevano qualcosa più degli altri. Alla fine chi faceva di meno ha smesso di fare perché il riconoscimento negato negava anche l'impegno e chi faceva di più ha smesso di fare vista l'esiguità del riconoscimento. Molte volte le soluzioni sono peggio del problema.
C'è una cosa che mi ha sempre stupito. Gli insegnanti sono una categoria poco italiana. Mentre ho sentito di medici che hanno alti stipendi e nonostante questo fanno visite private magari in nero per dare l'accesso al servizio pubblico, ho sentito di dirigenti pubblici che si sono fatti dare mazzette per appalti truccati, non ho mai sentito di insegnanti che chiedano dei soldi, pochi o tanti, per modificare le loro valutazioni. Mi ha sempre stupito che ciò non avvenga nonostante a volte siano perfino gli studenti a proporlo. Penso sia utile provare a capire il motivo di questa anomalia.
E anche per la presenza di quella parte di docenti che incarnano lo spirito italiano, non poche volte mi sono dovuto impegnare perché nella valutazione del merito non venisse intromessa la valutazione sulla docilità dello studente. "Capitano mio capitano" in Italia sono in molto pochi a gridarlo perché ci sono pochi professori che ti lasciano salire sulla cattedra.
Ci sono anche dei docenti che hanno sistemi di valutazione discutibili o ingiusti, ma sono una risicata minoranza,
Qualche anno fa ad una cena con ex studenti uno di loro mi ha sgridato dicendomi "Voi professori ci avete ingannato facendoci credere che finita la scuola avremmo trovato un mondo in cui le persone venivano valutate secondo il loro merito come a scuola, ma invece poi scopri che nel mondo il merito non conta." Gli ho dato ragione dicendo "Avremmo dovuto dirvi che fuori le cose sono peggio che a scuola". E i dirigenti che scelgono da soli sono il fuori che entra a scuola.
E poi, i dirigenti chi li valuta?

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03/05/15

I cuccioli e l'azione

Mi domando cosa ancora dovremo aspettare noi persone che abbiamo a cuore i diritti e la giustizia prima di passare all'azione.
E quando parlo di passare all'azione non mi riferisco all'azione politica o all'azione culturale, ma mi riferisco all'azione diretta, quella nonviolenta. Sempre che si abbia chiara la differenza tra le prime e la seconda.

I razzisti e gli sfruttatori, sentendosi anche le mani slegate dalla tornata politica nazi-fascista che sta avanzando non aspettano a passare all'azione diretta, bruciano campi nomadi, ammazzano ragazzi col codino, fanno ronde coi bastoni. Noi continuiamo a parlare di come fare, facciamo analisi, ci indignamo. Ma poi facciamo banchetti, petizioni, firmiamo appelli per chiedere ad altri di agire, ma non agiamo. Aspettiamo che siano le istituzioni a dare delle risposte, e queste, al contrario, con la loro impotenza o la loro connivenza, fanno sentire quelli sempre più con le mani slegate.

Sarà che De André cantava
"Lottavano così come si gioca
i cuccioli del maggio, era normale,
loro avevano il tempo anche per la galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera...".

ma noi siamo senza più "cuccioli" che hanno il tempo anche per la galera.
Li abbiamo lasciati fagocitare dalle curve ultras per cercare uno scontro che in famiglia non c'è più, li abbiamo lasciati educare dalla tv di Sgarbi e del Grande Fratello "che oggi sono stanco e non ho voglia di problemi", li abbiamo lasciati dormire nelle loro stanzette "meglio lì che per strada". A una certa età si riescono a organizzare conferenze e partiti ma per l'azione diretta serve energia, serve intraprendenza.

Per un po' ho sperato che i giovani non venissero alle nostre riunioni perché avevano le loro, e mi sono messo a cercarli, ma non li ho trovati, se non rare perle. Non penso che si nascondano, lo spererei.
Li abbiamo abbandonati nella loro precarietà che li incattivisce e li rende cinici senza riuscire ad essere credibili.
Ma se non ci sono i giovani ad agire (o se ci sono, sono a rompere e spaccare) chi altri potrà agire? Come i lillipuziani di piazza Manin che alzavano le mani sperando che la polizia li difendesse dal black block ci arrendiamo?

La vedo bigia!

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01/05/15

Violenza all'inaugurazione di Expo 2015

Nei giorni che hanno preceduto l'inaugurazione di Expo 2015 un ragazzetto minorenne mi raccontava che i suoi amici "anarchici" gli avevano detto di procurarsi un casco per andare in manifestazione a Milano. E se lo sapeva un ragazzetto .... Dopo tutti questi anni dal G8 è una farsa meravigliarsi quando avvengono delle incursioni violente come se tutte le volte fossero inaspettate, ma ancora di più è una farsa indignarsi degli scontri e non delle violenze strutturali che questi scontri dicono di contrastare. E scrivo "dicono di contrastare" perché è evidente che invece sono strumentali ad esse e infatti vengono facilitate e fomentate dai sottoposti di chi le violenze strutturali le attua e le sfrutta.
Sono perfettamente d'accordo che ognuno è responsabile delle proprie azioni, peccato che quelli che rispondono meno delle loro azioni (e delle loro omissioni) sono spesso le forze dell'ordine e ancora di più i loro mandanti.

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