Agire
Essendo stato criticato per essermi limitato a pubblicare un post di denuncia della situazione attuale invece di scendere in piazza ed agire mi sono domandato cosa mi trattenesse dall'agire.
Negli ultimi anni ho constatato che molte delle attività politiche di chi mi sta intorno siano solo guidate da interesse personale, nel male per guadagnarci soldi cercando di raggiungere o mantenere poltrone e posizioni, nel bene per placare il senso di inadeguatezzza che fa rimordere la coscienza. Se si guarda poi ai risultati si constata che nel bene tali azioni politiche consumano energie ma non danno risultati utili alla società e nel male fanno ulteriormente peggiorare la situazione disgregando la coesione sociale o portando quelli che si vorrebbero coinvolgere ad allontanarsi ancora di più, un vero scempio anche dal punto di vista ecologico.
Dai tempi in cui un milione di manifestanti al Circo Massimo furono ignorati con sprezzo da Berlusconi ho pensato che le manifestazioni di piazza hanno senso solo quando la controparte le tiene in conto come in qualche modo ancora avveniva ai tempi di Andreotti perché sono prove di forza che preannunciano un eventuale scontro ma che attualmente sono solo una buona foglia di fico per dire che chi si oppone può esprimersi, magari prendendolo in giro e trovando l'occasione per esprimere ulteriormente pensieri abominevoli. Oppure potrebbero sensibilizzare una opinione pubblica disponibile ad ascoltare ma sono controproducenti nel caso di una opinione pubblica come quella attuale che detesta chi osa contrastare il luogo comune e primordiale.
C'è poi il non secondario fattore età che discrimina. Non è tanto (e non solo) un problema di energie che scemano quanto di titolarietà. Quando ero giovane vedevo con piacere persone anziane che si coinvolgevano nella costruzione del mondo che stavo provando a costruire grazie alla loro presenza e ancor più alla loro esperienza. Ora mi sembra assurdo che le persone anziane con pervicacia degna di miglior causa continuino a pensare di guidare il mondo verso un fulgido futuro lungo un cammmino che per altro finora ha dimostrato di non essere in grado più di tanto di raggiungerlo.
Non basta desiderare di raggiungere un risultato, ciò che conta è il raggiungerlo. Ho provato a costruire un "mondo migliore" (ho sempre pensato che affermare come auspicabile "un altro mondo possibile" fosse un notevole autogoal visto che l'"altro mondo" che ci hanno regalato è ben peggio di quello che c'era) ma evidentemente non sono/siamo stato/i molto bravo/i. Tra agire e ottenere pessimi risultati e non agire lasciando le cosse come sono opto per la seconda. Metti caso che i giovani di adesso trovino un nuovo percorso per raggiungere un mondo migliore, sarò ben felice di aiutarli nella misura in cui farà loro piacere. Già ai tempi del G8 i giovani di allora snobbarono noi un po' più vecchi e le conseguenze furono disastrose, ma ogni generazione deve essere libera di costruire il proprio futuro, anche se tale futuro portasse all'estinzione del genere umano.
Etichette: azione diretta, comportamento, conflitto, g8, giovani, movimento, nonviolenza, pacifismo